Ciao, come stai?
Oggi parliamo della parola âpossibileâ.
Possibile è un aggettivo. Il nome da cui proviene è possibilità .
Come molte delle parole in italiano che finiscono con â-bilitĂ â, puoi tradurla in inglese con â-bilityâ. PossibilitĂ infatti significa possibility.
Avere la possibilitĂ di fare qualcosa significa poter fare qualcosa.
Posso dire: âho la possibilitĂ di visitare lâItaliaâ. Significa che posso visitare lâItalia.
âImpossibileâ è il contrario di âpossibileâ. Sicuramente ricordi il video in cui ho spiegato come formare i contrari usando alcuni prefissi.
Qualcosa di possibile è qualcosa che può essere fatto. Invece qualcosa che NON può essere fatto, o che è difficilissimo da fare, è impossibile. Molti studenti mi dicono che usare bene il congiuntivo è impossibile. Se stai leggendo questa mail, non è il tuo caso. Sono sicuro đ
Possibilmente invece è lâavverbio collegato a questa parola. Per esempio: âVorrei possibilmente evitare il traffico durante il viaggioâ, oppure âPossibilmente, mi servirebbe una copia del rapporto entro la settimana prossimaâ.
Chiediamo a Michaela
Oggi ho chiesto a Michaela di aiutarmi a spiegare la parola âpossibileâ. Michaela fa la giornalista e anche lâinsegnante dâitaliano. Ho avuto la fortuna di conoscerla proprio per questo. Mi ha detto che voleva parlare del giornalismo e delle parole possibili nel giornalismo. Io le ho dato carta bianca. In pratica le ho detto che poteva scrivere quello che voleva.
Le parole possibili del giornalismo: amarcord & âwhat a rideâ
Si comincia sempre dallâinizio. Amarcord. Pensi di aver concluso di imparare il giorno della laurea e invece è da lĂŹ che tutto prende avvio. Esci dallâuniversitĂ e ti assumono in una gloriosa casa editrice che pubblica in italiano una rivista americana. Dâaccordo, la moda non è proprio la tua passione eppure quella è la porta dâingresso al mondo del giornalismo.
Cominci dalla base rivoluzionando quella redazione caotica e disordinata. Del resto non câè mai tempo, si corre senza sosta, ma tu sei piena di energia, anzi di euforia, e ti fermi ben oltre gli orari canonici. Crei un archivio che non esisteva, organizzi prese e ritiri, fai ricerche iconografiche, ti relazioni con i collaboratori, impari come si corregge una bozza. Impari, impari, impari. Sul tavolo una grande Olivetti con un visore da cui leggere la riga prima di stamparla. Insomma, un pre-computer.
Ti insegnano a utilizzare il telex e fai in tempo a entusiasmarti per lâidea che quel nastrino perforato trasmetta le tue parole a New York. Ma è solo questione di settimane e arrivano i fax. Ora è il tuo foglio A4 a volare in tempo zero negli Stati Uniti. Impari, impari, impari. Un giorno qualcuno ti dice: âMichaela, devi andare da Bassoli a chiudere il numeroâ. Cosa? A) Chi è questo Bassoli? B) Cosa significa âchiudere il numeroâ? Non fare domande, non lasciarti prendere dal panico. Bassoli è la fotocomposizione: un ufficio seminterrato dove âfisicamenteâ il dattiloscritto di un articolo si trasforma nella pagina che servirĂ per la stampa. Qui nasce il giro di bozze, solitamente due, ma se sei distratto possono diventare tre e perfino quattro (con la certezza di far salire i costi per lâeditore. E non va bene).
Chiudere il numero significa vistare pagina dopo pagina, leggendo tutto con cura e pregando di non lasciarti sfuggire il temutissimo refuso, quellâerrore di âstompaâ che rende poco credibile la tua efficacia, la tua efficienza. ResponsabilitĂ gigantesca per una neofita. Fatto. Impari, impari, impari. Nel frattempo la tecnologia compie passi da gigante e lâeditore investe nei computer. Via la grande Olivetti, è il momento del piccolo Mac, il Macintosh Classic, con i suoi bei dischetti neri. La rivoluzione digitale. Una rivoluzione per chi scrive.
Tu nel frattempo hai cominciato a scrivere: prima didascalie, poi dida, sommari e titoli, piccoli testi, infine articoli. Il mio primo â unâinsondabile emozione leggere il tuo nome stampato â era dedicato alla statua di Nettuno che i bolognesi avevano voluto restaurare con unâiniziativa per allora unica. Nei due anni necessari allâoperazione, Nettuno sdraiato sarebbe stato sempre visibile e visitabile dal pubblico.
Bologna era nel destino, la mia seconda casa e una lunga collaborazione al Resto del Carlino. Finalmente un quotidiano e la possibilitĂ di spaziare da un argomento allâaltro. Una scuola di vita. Impari, impari, impari. Il tuo nome comincia a girare ed è un vortice elettrizzante, in cui la parola, quella che hai sempre amato scrivere in segreto, sui tuoi diari, va fuori, si lascia leggere. Forse sono stata tra le prime della mia generazione a fare il salto nel buio della libera professione e a uscire dalla sicurezza della redazione.
Mi guardavano come fossi un extra-terrestre quando arrivavo per collaborazioni in situ con il mio âportatileâ, un pesantissimo Toshiba. Non me ne sono mai pentita, perchĂŠ sono stata libera. La curiositĂ della vita, lâapertura innata verso il nuovo mi hanno consentito di evolvere e oggi â come dicono gli amici esagerando â ho una âpiccola televisioneâ tutta mia. Instagram, TikTok e forse in futuro YouTube sono stati una finestra fantastica per far sentire la mia voce, per continuare a imparare. Per evolvere, ancora, ancora e ancora: come potevo chiamarla questa insolita tv se non âparole possibiliâ? Insomma alla fine, davvero mi piacerebbe scrivere come ultima frase: âwhat a ride!â.
Che corsa sorprendente questa vita.
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Canzone del giorno
Terra degli uomini - Jovanotti
âDove suona la musica
L'amicizia si genera
Dove tutto è possibile
Dove un sogno si popola
La chitarra sia elettrica
E risuona gli armonici
Dove ridono i salici
Dove piangono i comici
E la forza si amplifica
Ed il sangue si mescola
E l'amore è una trappolaâ
Frase del giorno
Spesso questa frase è stata attribuita a San Francesco. In realtà non è chiaro chi sia stato il primo, o la prima, a dirla.
âCominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile.
E allâimprovviso vi sorprenderete a fare lâimpossibileâ
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Grazie Simone
Tu facendo sempre il possibile per aiutarci a imparare.